L’installazione site specific di Roberto Ghezzi nell’ambito del festival “I Maestri del Paesaggio” nasce dalla comunione di intenti tra la sua ricerca artistica e la missione del festival: valorizzare il paesaggio in tutta la sua diversità, viverlo senza invadenze, in una dimensione naturale tutta da riscoprire. 

 

Il lavoro di Roberto Ghezzi da anni è incentrato sull’incontro a-conflittuale tra uomo e natura, in cui l’artista presta alla natura i suoi strumenti: una tela, in senso non metaforico, un supporto vergine da lui preparato ed installato nel luogo scelto per la “creazione”. Qui l’artista lascia che la natura “operi” nel tempo, con i tempi lunghi che contraddistinguono il ciclo naturale delle cose. Una dimensione in cui Uomo e Ambiente entrano in profonda ed originale connessione. Una collaborazione inedita in cui il paesaggio lascia la sua traccia sull’opera attraverso i detriti portati dall’acqua e dal vento, l’impressione del sole e del pigmento vegetale, sfregamenti delle acque durante il loro passaggio. 

 

Un progetto che ha portato l’artista a viaggiare in tutto il mondo, dall’Alaska all’Islanda, al Sudafrica, alla Norvegia, alla Tunisia e alla Patagonia.

 

In questi viaggi, da questi incontri, l’artista raccoglie semi, foglie, rami, frammenti di paesaggio rubati attraverso cui si può ricostruire la memoria del viaggio: piccoli amuleti del tempo e del luogo per ri-trasportarci nell’altrove. I materiali naturali raccolti sono poi stabilizzati e riassemblati all’interno di piccole scatole cubiche in plexiglass delle dimensioni di 5-10 cm l’una, riportanti sul fondo le coordinate GPS del punto di raccolta.

 

L’installazione site specific realizzata da Roberto Ghezzi nella Sala dei Giuristi è costituita dall’insieme di una trentina di queste opere, denominate “Piccoli mondi”, illuminate con luci led e adagiate su un tessuto nero ignifugo: oggetti materici in cui la natura rappresenta se stessa senza mediazioni. 

 

Trasporle insieme in un luogo, ravvicinate le une alle altre, a ricordare viaggi e terre lontane, è come compiere una piccola operazione di cosmogonia: è generare un paesaggio immaginario ex novo, ideale e universale, formato da frammenti di reale.